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lunedì 30 gennaio 2017

Chinese best wishes and some new tricot

Happy Chinese New Year!!!
Lo so sono in ritardo, il capodanno cinese è stato tra venerdì e sabato, ma un augurio va bene comunque, no?
Per festeggiare mi sono tuffata nella nostra Chinatown domestica: un giro in via Paolo Sarpi e cena in un ristorante cinese poco lontano.
Purtroppo, lavorando anche il sabato pomeriggio mi sono persa le sfilate tradizionali e sono arrivata quando ormai i negozi stavano chiudendo. Mi sono comunque ripromessa di fare un giro una mattina e approfittare di qualche take away veramente invitante per pranzo.
La cena invece è stata una sorpresa. Il ristorante l'ho scelto leggendo le recensioni: sicuramente volevo un cinese, non uno degli asian fusion che ora vanno tanto di moda. Comunque era un cinese tradizionale, anzi più che tradizionale: era la vera cucina del Sichuan, abbastanza diversa da quella a cui siamo abituati qui. Niente riso cantonese e nuvole di gamberi. Niente gelato fritto. Io e la mia amica abbiamo sfidato la sorte e provato piatti sconosciuti (ottimi peraltro). E c'è stato un momento in cui eravamo le uniche occidentali nell'intero ristorante.
Si chiama Shanji, in via Volta. Se passate da Milano e siete in mood cinese, ve lo consiglio.

In quanto al tricot, vi avevo detto, vero, che ho un sacco di lana da utilizzare?
Quando dico un sacco, non esagero: ecco i miei scatoloni (che occupano due interi ripiani dell'armadio) con i gomitoli suddivisi per colore. Alcuni li ho da tempo, alcuni li ho "ereditati", alcuni vengono da qualche maglione ancora in buono stato ma non più attuale o piccolo, che è stato disfatto e la lana recuperata.
my wool stash
Prima di capodanno avevo lavorato quasi senza sosta ad un maglione di lana pesante verde scuro: visto che era in programma una 3 giorni in giro ad esplorare borghi medievali e castelli, con anche visite notturne, speravo di fare in tempo e completarlo per tenermi al caldo.
Ma non avevo fatto i conti con la stanchezza che avevo accumulato tra il lavoro, il mercatino subito prima di Natale e i regali che stavo completando... L'ho finito parecchio dopo capodanno.
Eccolo qui: filato grosso e punto sportivo, morbido e caldo. Molto caldo. E le temperature dei giorni scorsi mi hanno fatto disperare di poterlo indossare quest'anno. Vedremo. Magari il prossimo autunno (partendo in anticipo) disferò il davanti e lo stringo un po' perchè è venuto un po' ampio... vedremo.

Green sport jumper
Ma siccome gli scatoloni incombono e i maglioni scarseggiano, appena finito il verde ho inziato con il grigio. Temevo che il filato grigio non fosse abbastanza per un maglione così ho deciso di cimentarmi nella lavorazione norvegese: tanti piccoli motivi sui toni del bianco blu azzurro e turchese (così magari finisco anche i gomitolini..... macchè!). Ecco, in una settimana di lavoro, grazie a dei bei film lunghi trasmessi in tv, il davanti e il dietro sono finiti. Ora sto terminando la prima manica. Devo dire che ho ripreso la mano e sono tornata ad essere abbastanza veloce.
Norwegian-patterned sweater





Paradossalmente una lavorazione come questa, anche se bisogna stare continuamente attenti ai cambi di colore mi risulta più rapida: il lavoro è diviso in piccoli pezzetti di qualche ferro alla volta in cui si sviluppa un disegno e il tutto sembra andare più veloce.
Norwegian pattern
Ora ho (ovviamente) già in mente il prossimo. Devo solo decidere se iniziare prima il prugna e fuxia oppure il lilla a rombi. Boh, mentre attacco le maniche decido.

Alla prossima!
Valentina

giovedì 19 gennaio 2017

I (soliti) buoni propositi

Ecco, questo mi riassume perfettamente.





In gennaio, smontato l'albero di Natale, che anche quest'anno ha sopportato stoicamente gli assalti del gatto dispettoso senza cedere di un millimetro, e sistemate le decorazioni natalizie (no, non l'ho fatto in questi giorni. E' stata l'occupazione del pomeriggio dell'Epifania. Adoro la casa vestita "di Natale" ma arrivo ad un certo punto che non ne posso più), ecco, terminato questo rituale, come sempre mi guardo intorno e mi viene voglia di cambiare qualcosa, o di sistemare qualche angolo, o di studiare qualche nuova miglioria per rendere più efficiente la mia casetta.
Voglia di sfoltire, sistemare, eliminare e partire con l'animo più leggero nell'avventura del nuovo anno.
Qualcosa l'ho già fatto, qualcosa è in fase di studio (ma mi servono trapano e sega, quindi va pianificato con un po' più di calma), qualcosa verrà sicuramente fuori.
Nel frattempo ho iniziato (abbastanza seriamente) il temutissimo digital decluttering. Passare in rassegna, cartella per cartella, chiavetta per chiavetta, tutto il materiale - file, immagini, testi ecc... -  accumulati nel corso del tempo. Ed eliminare senza remore quello che non mi serve realmente. Non finirò mai! Ma va fatto.

No, però un obiettivo serio ce l'ho. Quest'anno voglio veramente leggere di più. Forse l'anno scorso un libro che non riuscivo a portare avanti mi ha psicologicamente bloccata per quasi tutto l'anno. Alla fine l'ho abbandonato (tanto era abbastanza chiaro come sarebbe andato a finire e non leggerlo non credo mi abbia privato del piacere di leggere pagine scritte bene. Erano scritte bene, ma - purtroppo - troppo prevedibili).
Ho iniziato con "Amy Snow" di Tracy Rees.
Secondo la copertina è "la nuova, eccezionale voce del romanzo storico". Ecco, scritto molto bene, accurato nei dettagli, interessante la storia della caccia al tesoro itinerante nell'Inghilterra del 1800. Non so se è una voce eccezionale, però. Un po' troppo compiacimento della protagonista nel crogiolarsi nelle proprie sfortune. Un po' alla Jane Austen di "Persuasione". In ogni caso, un buon libro, che ho divorato in pochi giorni.
Vedremo il prossimo.

Valentina

lunedì 16 gennaio 2017

2017

2017. Per una serie di ragioni piuttosto diverse fra loro aspettavo che arrivasse questo momento. Ho atteso con inquietudine che arrivasse il 2016, solo per sperare che se ne andasse il più in fretta possibile. E una volta che è arrivato, alcune circostanze non hanno fatto che aumentare il mio fastidio e farmi scorrere con impazienza il calendario, per vederlo volare via.

2017. Dieci anni che ho una vita totalmente mia. Dieci anni fa, infatti, ho lasciato il "nido", con titubanza all'inizio (non ci stavo per niente male nel mio nido), ma ora, per quanto bene voglia alla mia famiglia, non credo sarei mai capace di tornare indietro. Dieci anni, in alcuni momenti veloci come un fulmine, in altri un lento e pesante rotolare di giorni dopo giorni che mi hanno inevitabilmente plasmata. Spero, quando rifletto su chi sto diventando, che mi abbiano resa più forte di quello che ero. Di certo mi hanno insegnato tanto. Di certo mi hanno cambiata tanto. Hanno cambiato le prospettive, le aspettative, cambiato l'approccio nel guardare la vita e nel tentare di far fronte ai problemi che inevitabilmente prima o poi bussano alla porta di tutti.

In dieci anni ho cambiato tre case, tre lavori, due macchine e due gatti. Ho assaporato pienamente la mia libertà godendo di tutte le sue piccole ma scintillanti manifestazioni. Ho sofferto (qualche volta) di profonda solitudine. Ho cercato di costruirmi una corazza di difesa nei confronti dei tiri mancini della vita. Ho imparato a contare su me stessa, whatever comes, sulla mia famiglia e su una manciata di veri amici. Ho notato che man mano che passava il tempo la rubrica telefonica si sfoltiva sempre di più, per le circostanze della vita o per mia scelta. Ma so con assoluta certezza che quelli che sono rimasti dentro ci sono perchè ci unisce un legame profondo, di quelli forgiati nelle fatiche e nel tentativo di superare insieme le difficoltà reciproche.

Ho affrontato la paura di perdere il mio lavoro e ho scoperto che quella che era inzialmente una oggettiva difficoltà e fonte di tante ansie, potevo imparare a vederla sotto un'altra luce, come un'opportunità che mi obbligava a riflettere su quello che veramente volevo dalla vita (quanto tempo era che non mi fermavo a riflettere sul cammino che stavo faticosamente percorrendo?). Volevo continuare su quella strada? dove mi avrebbe portato? Avevo le capacità e la volontà di rimettermi in gioco? Oppure la vita mi stava chiedendo qualcos'altro?
Oggi penso di aver trovato una strada diversa, molto diversa, che mi rende felice. Ho ancora dubbi e preoccupazioni (chi non le ha? soprattutto lavorando in proprio e di questi tempi), ma sento che quello che faccio ha un significato più pieno. Mi sembra, rispetto a prima, di dare più concretamente il mio contributo, di vedere realizzato il mattone che ciascuno di noi deve costruire e porre nel mondo. Sarà la strada da continuare a seguire? Spesso ho paura di dover sentire risposte che non voglio alle mie inespresse domande, e allora mi rifugio nella musica. Irrazionale? Lo so.

E ho viaggiato. Oh si. Nonostante alcune volte le difficoltà, ho camminato su strade che dieci anni fa non avrei pensato possibili per me. Che consideravo sogni che altri realizzavano, non certo io. E invece l'ho fatto. E ad ogni passo, ad ogni risveglio con un sole diverso che illuminava la mia finestra ho provato una felicità così intensa che a volte non so spiegarmela. Ho camminato nel cuore buio e claustrofobico della grande piramide. Ho attraversato un pezzo di foresta a dorso di elefante e un pezzo di deserto a dorso di dromedario. Ho camminato a piedi nudi nel fango del mare del nord, seguendo i gabbiani che frugavano in cerca della cena. Mi sono seduta in contemplazione della facciata di una medressa nel cuore dell'Asia, con le piastrelle bianche e turchesi segnate dallo scorrere del tempo. Ho guardato l'alba sorgere nel profondo southwest e il sole tramontare al di là del Nilo. Ho cercato le stelle nel buio del deserto giordano, con una tazza di tè alla menta di fronte alla facciata scolpita da popoli tanti secoli fa. Ho arrancato sui tratti più ripidi della Grande Muraglia. Ho abbracciato le imponenti e rugose sequoie e ho galleggiato in una mongolfiera tra gli scenari lunari della Cappadocia che si tingevano di lilla nell'alba pallida. Ho schivato gli assalti di un gruppetto di scimmie in cerca di cibo, quando ho invaso la loro casa in un tempio induista abbandonato. Ho osservato i fiocchi di neve scendere danzando leggeri sulla facciata della cattedrale di York. Ho cercato penosamente di comunicare con tre contadine che vendevano funghi su un treno che sferragliava nel cuore della Russia rurale. Ho camminato nella luccicante notte folle di Las Vegas e nella perfezione silenziosa di un antico giardino di Shanghai. Ho nuotato in mezzo a nuvole di colorati e agitatissimi pesci tropicali.


Immagini, immagini, ricordi, colori, suoni e profumi che mi riportano continuamente in luoghi che si sono scavati un loro posto nel mio cuore. E' questa sete di conoscenza, che mi brucia, mi consuma incessantemente, mi spinge a trovare nuove mete, non per il gusto fine a sè stesso di mettere una bandierina sul planisfero, ma per conoscere e capire. Per essere parte di tutto ciò. Per portare nel cuore, in modo però consapevole, un altro pezzo di questo mondo che amo così tanto.
E quest'anno? dove mi porterà il 2017? Ovviamente i miei progetti li ho fatti, ma alla fine.... sarà la vita, come al solito, a scombinare le carte e decidere la rotta.
Buon anno a tutti.

Valentina