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giovedì 9 febbraio 2017

Freeform sweater and introspection

Il negozio dove ho acquistato la lana l'altro giorno, oltre ad avere degli stupendi filati, aveva in vetrina anche dei capi già realizzati che mi hanno colpito molto. Poncho/mantelline reallizzate con la tecnica del "freeform", che come mi hanno spiegato, consiste nel partire con un filato ed un punto e poi, assolutamente a caso, cambiare gomitolo, cambiare fantasia, cabiare punto.
L'effetto è molto bello.
In effetti è più una tecnica da uncinetto, ma l'uncinetto, come i logaritmi (ci riflettevo qualche giorno fa) non fanno proprio per me.
yarn selection
Arrivata a casa con il mio prezioso tesoro di gomitoli nuovi, inizio a saccheggiare le mie scatole, per abbinare altri filati e provare a fare un gilet con questa tecnica. E poi via!
E mentre faccio una riga dopo l'altra, cambiando gomitolo quando mi va, guardo il lavoro che si sta pian piano componendo e mi viene da pensare: è la "trasposizione su filo" (se mi passate l'immagine) di quello che sono io.
Uno strato dopo l'altro di esperienze e passioni completamente diverse, ma che si amalgamano in modo abbastanza uniforme e mi compongono.
freeform sweater
... io da piccola nell'orto di mio nonno tra piante di pomodori, galline e conigli che gli dico che voglio stare lì sempre e fare la contadina....
... io e i miei vocabolari di latino e greco al liceo.....
... io e i miei gomitoli di lana con cui creo qualcosa dal nulla....
.... io e la passione infinita per le lingue e le culture di popoli lontani.....
.... io e la mia collezione di cartoline con i capolavori di artisti raccolte nei musei di mezzo mondo....
... io e le scatole di perline, pinze e tronchesi per i miei orecchini e braccialetti...
... io e i libri di poesie....
... io che mi sento viva e felice come non mai sul ponte della nave che scivola lentamente lungo il Nilo....
... io e la mia amata biologia, lo studio della macchina perfetta in ogni suo più piccolo meccanismo che è il corpo umano....
... io mentre allestisco il banco per il mio primo mercatino....
... io e le mie scorribande con Mauro su e giù per la Sicilia a  prelevare campioni di acqua o di suolo....
.... io e i miei ragazzi a cui cerco di trasmettere la passione per la conoscenza....
... io che studio e sperimento ricette strane per stupire i miei amici a cena....
... io che sono capace di passare un'intera giornata a ricostruire l'albero genealogico dei sovrani europei del 1500....
... io che di sera, cartina alla mano, metto giù un itinerario di viaggio....
... io e la meraviglia che provo immergendomi in un mare pieno di pesci curiosi che vengono a verificare che tipo di intruso ha varcato la loro soglia di casa....

Quando la ditta per cui lavoravo anni fa ci ha lasciato a casa, ho avuto modo di riflettere su quello che ero e che volevo. Ricordo una chiacchierata illuminante con un collega. Io, angosciata per la prospettiva di perdere il lavoro e le scelte a cui mi trovavo di fronte. Lui, che alla razionalità logica e ordinata tipica dei maschi aggiunge anche quella degli ingegneri. Mi chiede a bruciapelo: "tu senza questo lavoro cosa sei?"
Non ho avuto più dubbi. Io senza quel tipo di lavoro lì sono la somma di tutte le altre parti che mi compongono. Le mie passioni, la mia famiglia, i miei amici, la mia casa, i miei libri, la mia capacità di rimettermi in gioco, magari in altri ambiti, come poi è successo. Il lavoro che avevo mi definiva, come persona, solo in parte (oggi infatti ho un altro lavoro completamente diverso ma non per questo non mi sento più io). E temevo che forse, mettendo da parte tutto il resto per mantenere quel singolo aspetto, avrei perso troppe "facce" della persona che sono.
Poi, chi lo sa:  magari, guardandomi indietro fra trent'anni me ne pentirò.

"A me, se di vecchiezza
la detestata soglia
evitar non impetro, 
quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di questi anni miei? Che di me stesso?
Ahi pentirommi e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro"
(Leopardi, Il Passero Solitario). 


Speriamo di no, eh!
 Valentina

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