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lunedì 16 gennaio 2017

2017

2017. Per una serie di ragioni piuttosto diverse fra loro aspettavo che arrivasse questo momento. Ho atteso con inquietudine che arrivasse il 2016, solo per sperare che se ne andasse il più in fretta possibile. E una volta che è arrivato, alcune circostanze non hanno fatto che aumentare il mio fastidio e farmi scorrere con impazienza il calendario, per vederlo volare via.

2017. Dieci anni che ho una vita totalmente mia. Dieci anni fa, infatti, ho lasciato il "nido", con titubanza all'inizio (non ci stavo per niente male nel mio nido), ma ora, per quanto bene voglia alla mia famiglia, non credo sarei mai capace di tornare indietro. Dieci anni, in alcuni momenti veloci come un fulmine, in altri un lento e pesante rotolare di giorni dopo giorni che mi hanno inevitabilmente plasmata. Spero, quando rifletto su chi sto diventando, che mi abbiano resa più forte di quello che ero. Di certo mi hanno insegnato tanto. Di certo mi hanno cambiata tanto. Hanno cambiato le prospettive, le aspettative, cambiato l'approccio nel guardare la vita e nel tentare di far fronte ai problemi che inevitabilmente prima o poi bussano alla porta di tutti.

In dieci anni ho cambiato tre case, tre lavori, due macchine e due gatti. Ho assaporato pienamente la mia libertà godendo di tutte le sue piccole ma scintillanti manifestazioni. Ho sofferto (qualche volta) di profonda solitudine. Ho cercato di costruirmi una corazza di difesa nei confronti dei tiri mancini della vita. Ho imparato a contare su me stessa, whatever comes, sulla mia famiglia e su una manciata di veri amici. Ho notato che man mano che passava il tempo la rubrica telefonica si sfoltiva sempre di più, per le circostanze della vita o per mia scelta. Ma so con assoluta certezza che quelli che sono rimasti dentro ci sono perchè ci unisce un legame profondo, di quelli forgiati nelle fatiche e nel tentativo di superare insieme le difficoltà reciproche.

Ho affrontato la paura di perdere il mio lavoro e ho scoperto che quella che era inzialmente una oggettiva difficoltà e fonte di tante ansie, potevo imparare a vederla sotto un'altra luce, come un'opportunità che mi obbligava a riflettere su quello che veramente volevo dalla vita (quanto tempo era che non mi fermavo a riflettere sul cammino che stavo faticosamente percorrendo?). Volevo continuare su quella strada? dove mi avrebbe portato? Avevo le capacità e la volontà di rimettermi in gioco? Oppure la vita mi stava chiedendo qualcos'altro?
Oggi penso di aver trovato una strada diversa, molto diversa, che mi rende felice. Ho ancora dubbi e preoccupazioni (chi non le ha? soprattutto lavorando in proprio e di questi tempi), ma sento che quello che faccio ha un significato più pieno. Mi sembra, rispetto a prima, di dare più concretamente il mio contributo, di vedere realizzato il mattone che ciascuno di noi deve costruire e porre nel mondo. Sarà la strada da continuare a seguire? Spesso ho paura di dover sentire risposte che non voglio alle mie inespresse domande, e allora mi rifugio nella musica. Irrazionale? Lo so.

E ho viaggiato. Oh si. Nonostante alcune volte le difficoltà, ho camminato su strade che dieci anni fa non avrei pensato possibili per me. Che consideravo sogni che altri realizzavano, non certo io. E invece l'ho fatto. E ad ogni passo, ad ogni risveglio con un sole diverso che illuminava la mia finestra ho provato una felicità così intensa che a volte non so spiegarmela. Ho camminato nel cuore buio e claustrofobico della grande piramide. Ho attraversato un pezzo di foresta a dorso di elefante e un pezzo di deserto a dorso di dromedario. Ho camminato a piedi nudi nel fango del mare del nord, seguendo i gabbiani che frugavano in cerca della cena. Mi sono seduta in contemplazione della facciata di una medressa nel cuore dell'Asia, con le piastrelle bianche e turchesi segnate dallo scorrere del tempo. Ho guardato l'alba sorgere nel profondo southwest e il sole tramontare al di là del Nilo. Ho cercato le stelle nel buio del deserto giordano, con una tazza di tè alla menta di fronte alla facciata scolpita da popoli tanti secoli fa. Ho arrancato sui tratti più ripidi della Grande Muraglia. Ho abbracciato le imponenti e rugose sequoie e ho galleggiato in una mongolfiera tra gli scenari lunari della Cappadocia che si tingevano di lilla nell'alba pallida. Ho schivato gli assalti di un gruppetto di scimmie in cerca di cibo, quando ho invaso la loro casa in un tempio induista abbandonato. Ho osservato i fiocchi di neve scendere danzando leggeri sulla facciata della cattedrale di York. Ho cercato penosamente di comunicare con tre contadine che vendevano funghi su un treno che sferragliava nel cuore della Russia rurale. Ho camminato nella luccicante notte folle di Las Vegas e nella perfezione silenziosa di un antico giardino di Shanghai. Ho nuotato in mezzo a nuvole di colorati e agitatissimi pesci tropicali.


Immagini, immagini, ricordi, colori, suoni e profumi che mi riportano continuamente in luoghi che si sono scavati un loro posto nel mio cuore. E' questa sete di conoscenza, che mi brucia, mi consuma incessantemente, mi spinge a trovare nuove mete, non per il gusto fine a sè stesso di mettere una bandierina sul planisfero, ma per conoscere e capire. Per essere parte di tutto ciò. Per portare nel cuore, in modo però consapevole, un altro pezzo di questo mondo che amo così tanto.
E quest'anno? dove mi porterà il 2017? Ovviamente i miei progetti li ho fatti, ma alla fine.... sarà la vita, come al solito, a scombinare le carte e decidere la rotta.
Buon anno a tutti.

Valentina

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